• Mar. Mar 28th, 2023

Atlantis exists!

Atlantis is the Sardo Corso Graben Horst underwater continental block submerged by the Meltwater Pulses and destroyed by a subduction zone, Capital is Sulcis

The capital of Atlantis is Sulcis, in nowaday Sardinia.
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Un nuovo cambio di paradigma, come spiegato da Thomas Kuhn nel testo intitolato “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”: il paradigma sardo-corso-atlantideo.

Tentativo di dimostrazione scientifica dell’esistenza dell’Isola di Atlantide, che coincide col blocco geologico sardo-corso, da questo momento chiamato blocco sardo-corso-atlantideo o Atlantide.

Per valutare una teoria scientifica bisogna considerare diversi criteri, come la coerenza, la falsificabilità, la predittività e la verificabilità. In questo testo, a partire dalla versione 138, cercherò di rispettare questi criteri scientifici, studiandoli quando necessario per comprenderli al meglio. Non sono ancora in grado di realizzare un paper scientifico.

Per valutare la credibilità di una fonte, bisogna considerare diversi fattori, come l’autorevolezza dell’autore, la qualità delle informazioni, le fonti citate, il metodo usato e il consenso della comunità scientifica. Se una fonte non rispetta questi criteri, è probabile che sia poco affidabile o falsa.

Fonti per il ritrovamento di Atlantide

Esistono prove genetiche, tettoniche, archeologiche, idrografiche, geologiche, geografiche, paleontologiche, fonologiche, onomastiche, toponomastiche e linguistiche dell’esistenza di Atlantide, che verranno elencate di seguito in questa pagina. Il testo verrà corretto all’infinito, nel tentativo di creare un testo leggibile per la Comunità Scientifica.

In questo paragrafo raccoglierò in maniera coerente le fonti da me utilizzate per la ricerca di Atlantide.
1) Timeo e Crizia, due dialoghi platonici che sono la fonte originaria del racconto su Atlantide e la sua scomparsa;

2) dati geologici, relativi alla struttura geologica del blocco sardocorso, e relativi al fenomeno dei Meltwater Pulses, in particolare il Meltwater Pulse 1b; in particolare la struttura a graben-horst presente nell’attuale Sardegna e nel Sulcis, ed i Sinkholes presenti nel Sulcis.Nel Sulcis esiste il fenomeno dei sinkholes123. Si tratta di voragini che si aprono nel terreno a causa del cedimento di cavità sotterranee. Alcuni studi hanno ipotizzato una possibile correlazione tra i sinkholes e le attività antropiche, come l’estrazione mineraria o l’irrigazione12. Anche se al momento non ho ancora trovato nessuna prova che i sinkholes nel Sulcis abbiano a che fare con Atlantide o con la forma a solchi concentrici descritta da Platone, sono del parere che maggiori studi in merito potrebbero mostrare non solo una correlazione, ma probabilmente anche un nesso stringente di causa ed effetto: se davvero il Sulcis era la Capitale dell’Isola di Atlantide, allora un allagamento del Sulcis potrebbe aver causato l’aprirsi di sinkholes che hanno fatto cedere e sprofondare il centro abitato, causando morte e distruzione ad Atlantide, come raccontato da Platone in Timeo e Crizia.

Tra le prove geologiche, archeologiche e archeogenetiche si è già espressa l’Università degli Studi di Cagliari alla pagina:

https://unica.it/unica/it/news_notizie_s1.page?contentId=NTZ60664
il cui titolo è: L’uomo nel Sulcis già 9mila anni prima di Cristo, La conferma arriva dalla nuova campagna di scavi guidata a Su Carroppu dal prof. Carlo Lugliè, docente di Preistoria e Protostoria
articolo datato 04 ottobre 2017.

Tra le altre fonti sull’argomento:

L’UNIONE SARDA

3 ottobre 2017
Cultura (Pagina 39 – Edizione CA)
«L’uomo a Su Carroppu già nel periodo Mesolitico»
ARCHEOLOGIA. La scoperta dello studioso Carlo Lugliè ora confermata dai test del Dna

SARDINIAPOST.IT
1 marzo 2017     Cronaca, In evidenza 07, Senza categoria
LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 1 marzo 2017
Prima pagina
IL DNA DEGLI SCHELETRI DI SU CARROPPU
Quei primi sardi poco nuragici
Arrivati 11mila anni fa: ma non furono loro a popolare l’isola
LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 1 marzo 2017
Cultura – pagina 35
IL DNA DEI SARDI
Nella grotta di Su Carroppu
i segreti dei sardi preistorici
Individuato il corredo genetico dei primissimi abitanti della Sardegna
Geni molto diversi da quelli nuragici, a loro volta simili a quelli attuali
L’UNIONE SARDA di mercoledì 1 marzo 2017
Cultura (Pagina 47 – Edizione CA)
Ricerca
I primi sardi? Diversi da noi
Lo svela uno studio sul Dna
Gli isolani del Mesolitico con caratteristiche genetiche differenti dal Neolitico
ANSA
Ricerca: nel Sulcis i migranti di 8mila anni fa
Definito antico Dna, discontinuità geni fra Mesolitico-Neolitico
SARDINIAPOST.IT
28 febbraio 2017              Cronaca, In evidenza 03
Altre informazioni:

 

 

3) dati batimetrici, in particolare legati alle strutture sommerse che si trovano nel Canale di Sicilia, nelle montagne sottomarine di Alfil Bank, Birsa Bank, Bouri Bank, El Haouaria Bank, nella piattaforma carbonatica iblea Sicilia-Malta fiancheggiata dal Sicily-Malta Escarpment.

4) Alcune traduzioni disponibili online dei testi del Tempio di Edfu in Egitto;

5) i video disponibili online, in particolare su Youtube, relativi alle teorie del Professor Sergio Frau e del geologo Mario Tozzi; questi video mi hanno molto aiutato e ispirato, arricchendo moltissimo la mia cultura di base sui temi legati alla ricerca di Atlantide;

6) il testo del Professor Marco Ciardi, Atlantide Una controversia scientifica da Colombo a Darwin, Carocci editore, Roma, 1° edizione, novembre 2002; in particolare, dopo aver studiato il testo di Ciardi, ho capito che i testi di Timeo e Crizia contraddicevano la cronologia biblica. Uno scrittore amanuense che avesse tradotto questi due brani avrebbe chiesto al suo superiore: “La bibbia dice che il mondo ha avuto origine intorno al 4000 a.C.: come è possibile che l’isola sardocorsa risalga al 9600 a.C.?”. Posti davanti ad un dilemma di natura morale che contraddiceva la chiesa cattolica, più o meno come accadde con Giordano Bruno e Galileo Galilei, e la pubblicazione del “Mondo” di Cartesio, probabilmente l’unica soluzione accettabile era quella di minare la credibilità del testo conclusivo, in modo che la data del 9600 non venisse considerata valida né attendibile dai testi conosciuti. I Romani, dal canto loro, per contrapporre al vecchio nome del mar Mediterraneo, che in passato era detto Mare Atlantico o Oceano Atlantico, lo chiamarono “Mare Nostrum”: non è più di Atlantide, è un Mare Nostro, di noi Romani.

7) tra le fonti fornite dalla linguistica e glottologia, alcuni video, in particolare presenti su youtube, sui lavori del Professor Salvatore Dedola relativi alla lingua e toponomastica sarda; gli articoli di giornale e le pagine web che trattano i collegamenti tra le lingue e i dialetti sardi, corsi, siciliani, baschi, albanesi, rumeni; i lavori spiegati in vari video youtube dal Professor Bartolomeo Porcheddu; le idee spiegate in qualche pagina web sulle affinità linguistiche tra le lingue sarde e quella della popolazione basca, quando trattata dal Professor Juan Martin Elexpuru. Fondamentalmente, alcuni studiosi si sono già accorti della comunanza linguistica e genetica di altri popoli con quello sardo, ma non erano stati in grado di capirne e giustificarne la causa. Alcuni hanno persino compreso il significato inverso, ossia che fossero i sardi una migrazione basca antica, mentre è l’esatto opposto: sono i Baschi un’antichissima migrazione sardo-corso-atlantidea.

8) un ruolo decisivo l’ha avuto la mia capacità di immaginare cosa fosse accaduto in passato. E’ stato decisivo capire che se nel Canale di Sicilia sono presenti strutture sommerse, che potrebbero contenere anche le strutture chiamate Colonne d’Ercole, come affermato da Frau, allora ci sono pezzi di storia antica, protostoria e preistoria che non sono ancora stati scoperti né chiariti dalla Comunità Scientifica.  Questo mi ha permesso un certo vantaggio strategico rispetto ad altri scienziati: il fatto di avere in mano dati scientifici non ancora ufficializzati dalla scienza, che io potevo usare per interpretare il passato e per cercare di ricostruirlo. Ad esempio, sulla piattaforma continentale Sicilia-Malta è presente una struttura rettangolare di circa 8 km x 19.5 km. Questa struttura, da me scoperta e resa pubblica, non ha ancora un nome. Inizialmente, l’ho chiamata civiltà di 苏美邻。Poi mi sono reso conto che forse potrebbe trattarsi della Prima Atene citata da Platone nei testi dei dialoghi detti Crizia e Timeo.

 

Quindi affondò  non soltanto l’Atlantide sardo corsa, ma anche la prima Atene, che ora, secondo la mia interpretazione, si troverebbe sommersa nella piattaforma carbonatica iblea sommersa Sicilia Malta, costeggiata dalla scarpata Sicilia Malta, da poco scoperta dal mondo scientifico ed ancora in fase di studio e analisi.

9) un’altra fonte da me utilizzata è l’analisi della toponomastica. Non sono un esperto, ho dovuto costruire la mia teoria ipotesi su ipotesi. Dopo aver compreso che Atlantide è il blocco sardocorso, mi sono chiesto dove sarebbe la capitale. E osservando le mappe satellitari mi sono reso conto che il Sulcis è formato da strutture geologiche che ricordano porzioni di cerchi concentrici, come la capitale di Atlantide descritta da Platone. Dopo aver riletto tante volte i testi di Timeo e Crizia, mi sono casualmente accorto che nel Sulcis, una regione dell’attuale Sardegna, erano presenti alcuni toponimi che ricordano il racconto platonico: molte località geografiche del Sulcis in Sardegna (paesi/località/frazioni/cittadine/città) contengono nomi legati al concetto di acqua fredda e acqua calda. Questi nomi di località geografiche però sono in dialetto sardo, per cui uno scienziato straniero che non conosca la lingua sarda e la sua costellazione di forme dialettali non potrebbe mai arrivare alle mie stesse conclusioni. Io ho avuto il vantaggio di essere nato proprio vicino al Sulcis, per cui questi toponimi sono nella mia prima lingua madre, ossia il sardo campidanese o sue varianti molto simili (la variante linguistica del sardo sulcitano). Buona parte della toponomastica del Sulcis ricorda il racconto di Atlantide: Acqua Callentis (acqua calda); Acquafredda (acqua fredda); Acquacadda (acqua calda); S’Acqua Callenti de Susu (l’acqua calda di sopra); S’Acqua Callenti de Basciu (l’acqua calda di sotto); il Castello di Acquafredda (castello di acqua fredda); Furriadroxiu (il luogo dove tutto si capovolge a testa in giù); Spistiddatroxiu (il luogo dove ci si fa male); Piscinas (le piscine)… e chissà quante altre. Presi poi coscienza che la toponomastica sarda aveva forti punti in comune con quella egizia: ma ancora una volta, io non sono un egittologo, per cui costruire tutte queste informazioni è un lavoro incredibilmente difficile. Ho appena scoperto, i giorni scorsi (19/03/2023) che alcuni studiosi si sono già accorti di questa incredibile coincidenza tra la cultura e toponomastica egizia e quella sarda alla seguente pagina web:

NOMI DI PAESI E NURAGHI DELLA SARDEGNA IN ONORE DI DIVINITA’ EGIZIANE

 

Possibili inferenze sui toponimi della Sardegna dei nomi egizi

 

10) le ricerche archeogenetiche svolte dagli studiosi di varie Università, tra cui l’Università di Cagliari, dalle quali si evince che la Sardegna attuale era abitata anche undicimila anni fa; in particolare, un video contenente il telegiornale intitolato “Su Carroppu”, mi ha molto illuminato in proposito. Il telegiornale sardo “Su Carroppu” spiegava online che erano state trovate tracce archeogenetiche di una popolazione sarda con un genoma quasi del tutto diverso da quello delle popolazioni neolitiche che colonizzarono l’isola circa tremila anni più tardi.

La descrizione fatta durante la breve visione di questo telegiornale, ha illuminato dentro il mio animo la consapevolezza che questa popolazione di undicimila anni fa ha le caratteristiche perfettamente congruenti con la descrizione del popolo atlantideo: questo popolo predava soprattutto risorse marine; questo popolo di undicimila anni fa in Sardegna viveva soprattutto nella zona costiera; viveva in ripari sottoroccia o caverne; così lentamente presi coscienza che nel Sulcis esistono varie caverne, e questo era perfettamente coerente con tutta la mia teoria atlantidea. Le grotte di Acquacadda; le grotte Is Zuddas; le grotte di Nettuno, che si trovano ad Alghero nell’attuale Sardegna.

 

 

 

11) L’anomalia sismica causata dallo slab roll-back che avrebbe provocato l’affondamento del blocco geologico sardo-corso12.

12) Le anomalie batimetriche che rivelano possibili costruzioni subacquee nel Mediterraneo1.

13) La guerra tra Atlantide ed Atene finita nel 9600 a.C. descritta da Platone e confermata da alcuni ritrovamenti archeologici3.

 

Aggiornerò le fonti man mano che ricorderò da dove ho attinto per costruire la mia teoria su Atlantide sardo corsa.

ANALISI DELLE TEORIE SU ATLANTIDE CHE CONTRADDICONO LA MIA TEORIA

Non posso ignorare le altre interpretazioni di Platone e le evidenze storiche e geografiche che contraddicono la mia ipotesi: quindi in questa sezione mi occuperò appunto di questo, ossia di analizzare le singole teorie una ad una e cercare di mostrarne i punti deboli e forti di ciascuna rileggendoli sotto la luce della mia peculiare interpretazione. Per fare questo, userò i testi dei vari autori e cercherò di smontarli pezzo per pezzo. Non è questo che vorrei fare nella vita, ma purtroppo sono costretto in quanto voglio accelerare il processo di riconoscimento delle mie potenziali scoperte.

 

 

Nel Tempio di Edfu l’isola sardo corso atlantidea, attualmente semisommersa, è anche chiamata “L’Isola Primordiale”, “Isola dell’Uovo”, “Isola del Calpestio”, “Isola del combattimento”, “Isola della Pace”; essa si trova nel “Lago Eterno” (il Lago Eterno oggi è chiamato Mar Mediterraneo). I testi del Timeo e del Crizia affermano cose molto simili a quelle scritte in geroglifico nel Tempio di Edfu, usando parole e circumlocuzioni diverse. Combinando queste informazioni insieme, è possibile ricavare nuove informazioni sul blocco geologico sardocorsoatlantideo attualmente semisommerso.

Atlantis exists
E’ possibile vedere il blocco geologico sardo-corso da una visione inclinata, che permetta di capire come la piattaforma continentale fosse la paleocosta sardo-corso-atlantidea, distrutta da 11.000 anni di risacche marine, che hanno probabilmente distrutto moltissimi reperti archeologici mesolitici o precedenti. Non sappiamo ancora se siano presenti paleo porti.

 

Atlantis exists, found by Dr. Luigi Usai
Atlantis exists, found by Dr. Luigi Usai

Atlantide è il nome dato dagli Egizi al blocco geologico sardo-corso semisommerso quando questo era terra emersa, prima della sua sommersione/affondamento intorno al 9600 a.C.. Esso è effettivamente semisommerso, come narra il racconto storico platonico su Atlantide, ma due altopiani sono rimasti fuori dall’acqua, e la nostra civiltà ha dato loro il nome di “Sardegna” e “Corsica”. Vi era presente la “specie degli elefanti”, come dice Platone, infatti vi era il Mammuthus Lamarmorae.

La Sardo Corso Atlantide attualmente semisommersa era la più grande di tutte le isole; era collocata al centro dell’attuale Mediterraneo, che allora era chiamato mare di Atlantide, ossia Oceano Atlantico, chiamato in tempi successivi con tanti nomi, tra i quali  gli Egizi useranno “Il Grande Verde”, “Il Lago Eterno” per citarne alcuni. Era ricchissima di foreste, e questo è ancora vero e valido. Il clima era particolarmente mite, e anche questo è vero ancora oggi: infatti il mare ha funzioni affini a quelle che ha un condensatore in un circuito elettrico: smorza il clima caldo assorbendolo parzialmente, e mitiga i climi freddi rilasciando il calore accumulato in precedenza. Era ricca di minerali, e questo è vero ancora oggi, possiamo quindi immaginarci come doveva essere il blocco sardo-corso oltre 11.600 anni fa.
Era antica per gli antichi, e ne abbiamo una infinità di prove: la geologia ci insegna che le rocce sarde hanno oltre mezzo miliardo di anni di età. Vi abitavano i costruttori di torri, e questo lo sappiamo per certo, tanto che un’epoca è stata addirittura definita “nuragica”, e studiata in maniera abbastanza estesa, tale da fornire moltissima documentazione scientifica valida. Doveva essere situata al di là delle Colonne d’Ercole, e anche questo sembra essere corretto, dopo i ritrovamenti da me fatti in El Haouaria Bank e a Birsa Bank.

available via license: Creative Commons Attribution 4.0 International
La vastissima piattaforma continentale sardo-corso-atlantidea era la paleocosta di Atlantide. Available via license: Creative Commons Attribution 4.0 International

 

La catastrofe citata da Platone doveva essere il fenomeno geologico di sommersione parziale del blocco sardo-corso-atlantideo, causato dallo Slab Roll-Back, dalla possibile presenza di una faglia tettonica che passa sotto il Sulcis e prosegue, da una parte verso Gibilterra e dall’altra verso Pompei ed Ercolano, e visibile facendo uso della mappa satellitare e batimetrica di Google Maps, disponibile gratuitamente online. Inoltre, in quel periodo storico accaddero anche i Meltwater Pulses. L’epoca in cui il blocco sardocorso era detto Atlantide era quindi prima del 9600 a.C.. Il fango causato dall’erosione marina e dalle correnti, rese impossibile costeggiare in nave l’isola, per cui probabilmente per qualche secolo l’isola restò irraggiungibile, contribuendo così a far dimenticare la potenza di questo bellicoso popolo antico. Atlantide ha un orientamento nord-sud, come affermato da Platone. La parte a nord è ricca di ottimi venti per la navigazione, e infatti tra Corsica e Sardegna è presente una delle migliori scuole di vela in Europa. La visione evemeristica era corretta: Poseidone fu un antichissimo sovrano dell’isola sardo-corsa quando ancora era terra emersa, poi deificato.

Per quale motivo non ci sono tracce archeologiche o storiche di una civiltà così avanzata e potente nel blocco sardo corso? Perché la popolazione predava particolarmente risorse marine, come i due individui ritrovati al rifugio sottoroccia Su Carroppu di Sirri, e per farlo vivevano sulle paleocoste atlantidee, oggi chiamate Piattaforma Continentale Sardo Corsa. Parte della civiltà e della popolazione che erano situate sulle paleocoste sono state sommerse e poi spazzate via da circa undicimila e seicento anni di correnti marine, che hanno trasformato le paleocoste in piattaforma continentale che ora circonda il blocco geologico sardocorso. Inoltre, sappiamo per esperienza che col passare degli anni si stratificano dei depositi sedimentari: ad esempio, i resti romani di circa duemila anni fa si trovano potenzialmente sotto alcuni metri di sedimenti e detriti. Quindi, a rigor di logica, se uno studioso volesse trovare gli strati sedimentari che contengono i resti della civiltà atlantidea, dovrebbe fare uno studio stratigrafico che arrivi a raggiungere la stratigrafia del 9600 avanti cristo, ossia lo strato di circa 11600 anni fa.

Il rifugio sottoroccia Su Carroppu ha restituito il dna di due individui su tre, di una popolazione con dna quasi in toto differente dal dna della popolazione che ha colonizzato successivamente l’isola di Sardegna tremila anni dopo. Quindi, possiamo ipotizzare temporaneamente che i due individui analizzati a Su Carroppu di Sirri siano di popolazione Atlantidea. Da questa ipotesi, si può derivare che gli atlantidei, oltre a predare risorse marine e vivere nelle paleocoste, abitavano nelle grotte o nei ripari sottoroccia. Nel Sulcis sono concentrate varie grotte antichissime: le grotte di Is Zuddas; la grotta di Acquacadda; e altre grotte che al momento non sono in grado di elencare, ma che potranno lentamente essere aggiunte a questo elenco. Quindi, per poter smentire la mia teoria, basterebbe effettuare analisi stratigrafiche in queste grotte, per dimostrare che non erano abitate nel 9600 avanti Cristo o prima. Infatti Platone afferma che la catastrofe atlantidea risale a novemila anni prima del viaggio di Solone a Sais in Egitto, e questo viaggio è avvenuto all’incirca nel 590 Avanti Cristo. Da queste affermazioni, si può rispondere anche ad un’altra domanda molto importante, riportata di seguito.

Se la civiltà atlantidea era così avanzata e potente, come dice Platone, dovrebbe aver lasciato delle tracce anche sulla terraferma, non solo sulle paleocoste. E infatti, a mio avviso, le tracce le ha lasciate nelle grotte in giro per l’altopiano di Atlantide che ora emerge dal mare e che è stato chiamato, dalla nostra civiltà, col nome di Sardegna. Infatti, nella grotta di Lanaittu sono stati ritrovati resti di circa 20000 anni fa, e questo è perfettamente coerente con la teoria dell’Atlantide sardo corsa. Atlantide era abitata anche 20000 anni fa. Anzi, al momento attuale sembra che la Sardegna fosse abitata fin da almeno 300.000 anni fa. Ecco perché Platone afferma che era “antica per gli antichi”. E questo sarebbe anche il motivo per il quale il sacerdote della dea Neith a Sais ha detto a Solone che i Greci non erano mai vecchi, erano dei giovinetti, e che la loro mitologia assomigliava molto a delle favole per bambini. Il sacerdote stava cercando di spiegare a Solone che i Greci avevano perso la memoria di quanto accaduto tra la sardo corso Atlantide e la prima Atene, perché i superstiti non erano letterati e non potevano scrivere e tramandare il ricordo di quanto accaduto intorno al 9600 Avanti Cristo.

Tutto quanto affermato è coerente, come deve essere una corretta teoria scientifica. Quindi le tracce degli Atlantidei, dotati di differente dna già classificato dagli studi archeogenetici compiuti dal Dipartimento di Preistoria dell’Università di Cagliari insieme all’Università di Firenze e Ferrara e pubblicati su Scientific Report, devono essere cercate nei ripari sottoroccia di tutta la Sardegna e Corsica e nelle grotte sparse in queste due isole, che in realtà sono altopiani emersi fuori dal mare dell’isola sottostante di Atlantide. Atlantide era uno dei nomi che gli Egizi davano a quest’isola, che nelle mura del tempio di Edfu in Egitto è chiamata anche Isola del Calpestio, Isola della Guerra, Isola della Pace, Isola dell’Uovo etc. Rileggendo e analizzando i testi del tempio di Edfu in questa chiave, è possibile ottenere nuove informazioni su Atlantide e le sue origini, che sembrano radicarsi nella mitologia Egizia.

Come si spiega il fatto che Platone descrive Atlantide come un’isola circolare con un canale navigabile al centro e una serie di anelli concentrici di terra e acqua, mentre il blocco sardo-corso ha una forma irregolare e non presenta queste caratteristiche? Perché la descrizione ad anelli riguarda non tutto il blocco sardo corso atlantideo, ma solo la capitale di Atlantide, l’attuale Sulcis. Come ho precedentemente spiegato, nel Sulcis è presente una struttura quasi circolare, delle dimensioni indicate da Platone, ma dopo undicimila e seicento anni di pioggie, allagamenti, motti tettonici causati dalla struttura a graben-horst del Sulcis, e motti tettonici causati dalla struttura a Sinkholes del Sulcis, hanno fatto si che queste porzioni di terreni, che presentano le strutture antichissime segnalate da Platone, come il Tempio di Poseidone, si sono spostate dalla loro posizione originale. Per cui occorre una seria e rigorosa indagine stratigrafica. Io non sono né archeologo, né stratigrafo, né geologo, non sono quindi in grado di occuparmi in prima persona di questa analisi. Credo però di aver fornito un potenziale importante contributo alla ricerca con tutte queste informazioni.

Ci sono prove di un contatto tra gli Egizi e gli abitanti dell’altopiano atlantideo chiamato Sardegna: esistono infatti almeno circa 300 reperti archeologici che gli studiosi definiscono “egittizzanti”. In questi giorni è stato stretto un accordo siglato dalla Direttrice Luana Toniolo e dal Direttore della fondazione museo delle antichità egizie di Torino, Christian Greco, per lo studio e l’analisi di questi reperti.

 

Platone descriva Atlantide come un’isola più grande della Libia e dell’Asia insieme: questo è possibilissimo, in quanto al momento attuale noi non sappiamo quale fosse la dimensione esatta della Libia e dell’Asia nel 9600 Avanti Cristo. Quindi potremmo procedere con un ragionamento inverso: supponendo che Platone abbia riportato fonti egizie autentiche e veritiere, possiamo dedurne quindi che nel 9600 a.C. la Libia e l’Asia erano due zone geografiche che coprivano un’area geografica inferiore a quella coperta dal blocco geologico sardo-corso attualmente sommerso sotto il Mediterraneo. Inoltre la Libia del 9600 a.C. potrebbe non corrispondere affatto con la libia attuale né con il concetto di “Africa”. Anzi, le scoperte fatte da Luigi Usai in Birsa Bank, El Haouaria Bank, nella Piattaforma continentale carbonatica iblea Sicilia-Malta, fiancheggiata dal Sicily-Malta Escarpment, mostrano vastissimi territori attualmente sconosciuti all’archeologia ed alla storia ufficiale, per cui la Comunità Scientifica deve ancora chiarire di che civiltà scomparse si tratti, se si tratti effettivamente di edifici e città sommerse; quali civiltà siano; perché sono sommerse; quando sono state sommerse, a causa di quali eventi. Insomma, le nuove scoperte sui fondali del Mediterraneo aprono scenari estremamente interessanti ed innovativi.

Come mai non ci siano prove archeologiche concrete della sua esistenza nel blocco sardo-corso? Perché gli archeologi sardi si sono fermati ad analizzare gli strati fino al nuragico; al momento attuale sembrerebbe che nessuno abbia scavato fino agli strati stratigrafici del 9600 avanti Cristo, rendendo quindi impossibile avere le prove archeologiche, che quindi non sono mai state cercate, in quanto il mondo accademico sardo, nella sua quasi totale interezza, credeva che Atlantide fosse frutto della fantasia di Platone, come affermano vari archeologi in moltissimi video e testi pubblicati online, ad esempio al Seminario chiamato “Sa Mesa Archeotunda”.

POSSIBILITA’ DEL RITROVAMENTO DELL’ANTICA ATENE DEL 9600 AVANTI CRISTO

Atene 9600 a.C. circa, sommersa insieme al blocco sardo corso atlantideo
Atene 9600 a.C. circa, sommersa insieme al blocco sardo corso atlantideo, situata sulla piattaforma carbonatica iblea Sicilia-Malta, scoperta da Luigi Usai

 

Sulla piattaforma continentale sommersa carbonatica Iblea Sicilia-Malta, fiancheggiata dal Sicily-Malta Escarpment, il Dr. Luigi Usai (lo scrivente) ha ritrovato una struttura perfettamente rettangolare su quelle che sembrano essere le paleocoste mesolitiche della Sicilia orientale attualmente sommersa. Ad una più accurata analisi, si è potuto constatare la presenza di strutture dalle forme perfettamente geometriche, che appaiono di natura antropica. Maggiori studi sono necessari per la comprensione; tuttavia, è già possibile consultare le immagini online di questo possibile ritrovamento archeologico.

Video della potenziale scoperta:

 

La Prima Atene del 9600 a.C.? Dovranno essere fatte delle verifiche.

IPOTESI SULLA PRIMA ATENE SOMMERSA INTORNO AL 9600 AVANTI CRISTO ASSIEME AD ATLANTIDE

Se quanto detto da Platone su Atlantide è davvero un evento storico, come affermato in Timeo e Crizia, allora si potrebbe ipotizzare che questa sia la prima Atene, sommersa nel 9600 a.C.. Se ciò si dovesse rivelare vero, tutto ciò che è stato detto da Platone ha un riscontro oggettivo nel mondo reale. Certo sarebbe molto strano che la Prima Atene avesse sede in Sicilia. Il punto importante da sottolineare è che sembrano esserci moltissimi riscontri oggettivi: la batimetria è una Scienza. Quindi anche le mappe batimetriche fanno parte degli strumenti utilizzabili dal metodo scientifico. Alcuni studiosi hanno sottolineato che talvolta appaiono degli “artefatti” sul fondale, causati da cattiva acquisizione dei dati. Dopo però circa 20 anni nel settore informatico, ho cognizione di causa sufficiente per stabilire che la possibilità che si tratti di artefatti errati è estremamente bassa, altrimenti avrei dovuto trovare dei rettangoli in altre parti del mondo, cosa che non è mai accaduta, nemmeno esplorando i fondali di tutto il mondo per due anni consecutivi circa. Il rettangolo sommerso è presente inoltre in un punto che risulta essere paleocosta mesolitica, per cui è ancora più probabile che si tratti di una struttura antropica realmente esistente. Inoltre, nell’ultimo anno la risoluzione è cambiata e migliorata. Se si trattasse di un artefatto, i nuovi rilevamenti avrebbero dovuto cancellare l’errore e sovrascriverlo coi dati corretti, ma ciò per ora non è avvenuto.

TOPONOMASTICA E ONOMASTICA

Nel blocco sardo-corso la toponomastica, utilissima agli archeologi, richiama chiaramente le fonti d’acqua calda e fredda poste secondo il racconto platonico nell’Isola di Atlantide da Poseidone: esistono delle frazioni di paesi chiamate “Acquacadda” (Acqua Calda, in lingua sarda campidanese), S’acqua callenti de basciu (L’Acqua calda di sotto, in sardo campidanese) e S’Acqua Callenti de Susu (L’Acqua calda di sopra, in dialetto sardo campidanese), mentre nel vicino paese di Siliqua è presente ancora oggi la fonte d’acqua fredda di Zinnigas; a Siliqua il “Castello d’Acquafredda” è tutto ciò che rimane della cittadella medievale di Acquafredda. Insomma, persino la toponomastica richiama il mito platonico. Inoltre, Solone ascoltò il racconto nella città egizia di Sais, e Sais è anche il nome di una frazione geografica vicino a Narcao: località di Is Sais inferiore e Is Sais superiore di Narcao (SU), nel Sulcis nell’attuale Sardegna; è inoltre un cognome sardo. La toponomastica si ripresenta in maniera apparentemente corretta, e proprio negli stessi punti geografici (il Sulcis, nell’attuale Sardegna) dove la toponomastica richiama le fonti poste da Poseidone. E curiosamente, sempre nel Sulcis, vi è una località chiamata Piscinas… altra toponomastica che ricorda il tema dell’acqua o degli allagamenti. Mentre in relazione alla toponomastica egizia, troviamo una località chiamata “Terresoli” (Terra del Sole, in dialetto sardo campidanese) che ci ricorda molto da vicino Heliopolis (Città del Sole). Siccome il Sulcis “s’esti furriau”, hanno chiamato una frazione “Furriadroxiu“; siccome molta gente è morta o si è ferita gravemente, l’hanno chiamato “Spistiddatroxiu“. In Sardegna abbiamo Olbia, e Olbia esiste anche nell’antico Egitto. A questo punto è ancora difficile da dimostare, ma il paese di Sinnai in Sardegna potrebbe scoprirsi imparentato col Sinai in Egitto: questa affermazione è tutta da dimostrare, ma ormai non sembra più trattarsi di coincidenze: occorrono studi approfonditi di settore. Carnac in Francia è celebre per i megaliti, e altrettanto Karnak in Egitto. Il nome della città è lo stesso, ma la fonetica è espressa con differenti valori consonantici, dove K e C hanno lo stesso significato semantico, ma grafia differente.

Abbiamo visto il cognome Sais, ma anche il cognome Usai è interessante: esiste a Bologna la Mummia Usai, che dimostra i contatti tra la popolazione sardo-corso-atlantidea e l’antico Egitto.  Infatti, Usai  è un cognome esclusivamente sardo-corso-atlantideo: in tutto il mondo, chi si chiama Usai è di origini sardo-corso-atlantidee. Quindi abbiamo la presenza di cognomi sardo-corsi nell’Antico Egitto, e questo dovrebbe fare riflettere. Inoltre, nella Necropoli di Montessu a Santadi, nel Sulcis, è stata ritrovata un’incisione di un’imbarcazione egizia. Questo, ulteriormente, conferma i rapporti tra Egitto ed il Sulcis del blocco geologico sardo-corso-atlantideo. Uras è un cognome sardo e una città sarda. Assieme alla Mummia Usai, a Bologna, sono presenti sale con bronzetti, e a tutti i sardi sono noti i bronzetti nuragici. Abis è un cognome Sardo, Abis è un toponimo dell’antico Egitto. Olbia è una città sarda, Olbia è una città dell’Egitto. Uras è un cognome sardo, Uras è una località sarda, e contiene il tema di “Urano”, che potrebbe essere messo in relazione con Poseidone. Toponomastica ed Onomastica, quindi, confermano il mito platonico ed anche i rapporti con gli Egizi. I reperti egizi poi si trovano anche in altri luoghi della Sardegna, ma in questa sede, al momento resteremo focalizzati sul tema atlantideo.

Entdeckung einer unbekannten und versteckten versunkenen Stadt und Zivilisation durch den Schriftsteller und Philosophen Luigi Usai. Wir wissen noch nicht, was für Leute das sind.
Entdeckung einer unbekannten und versteckten versunkenen Stadt und Zivilisation durch den Schriftsteller und Philosophen Luigi Usai. Wir wissen noch nicht, was für Leute das sind.

E’ difficile spiegare in poche parole, lo farò in altro contesto: i Sumeri, gli Accadici e i Babilonesi, con altissima probabilità, erano migrazioni sardo-corso-atlantidee in tempi che gli scienziati adesso dovranno ricalcolare in base alle nuove scoperte. Sarà difficile e meraviglioso, dover riprendere tutti i testi daccapo e cercare di raccapezzarsi. Posso però darvi alcuni insights: probabilmente esistono dei legami tra il cognome sardo Cadelanu, Candelanu e Kandalanu, un re neobabilonese; tra il paese di Sarroch in Sardegna e Dur-Šarrukin di Ninive; queste scoperte aprono le porte ad un nuovo tipo di approccio con la cultura sumerica e mesopotamica in genere.
Atlantide era più grande della Libia e dell’Asia messe assieme: ora, per procedimento inverso, possiamo dedurre la dimensione di queste due realtà geografiche nel 9600 a.C. circa. Il popolo che avanzava spavaldo e voleva conquistare tutti i popoli che abitavano al di là delle Colonne D’Ercole, dunque, erano i Sardo Corso Atlantidei che abitavano il blocco geologico sardocorso quando questo era ancora terra emersa, prima della sommersione nel 9600 a.C. circa. Tutto il Sulcis (il Sulcis è una zona geografica della bassa sardegna, a Ovest di Cagliari) è ricchissimo di toponomastica Atlantidea: Acquacadda, Acquafredda (città scomparsa nel medioevo), Castello di Acquafredda, S’Acqua Callenti de Susu, S’Acqua Callenti de Baxiu, Acqua Callentis (altra frazione che significa Acqua Calda), oltre tremila e duecento toponimi sardi solo cercando la porzione di parola “funt” (“funti” o “fonti” significa “fonte” in almeno una delle varianti di sardo). E’ possibile controverificare le mie affermazioni con Google Maps e col database sardo dei toponimi regionali, oltre che nei modi da Voi ritenuti opportuni.

Platone narra infatti che l’Isola di Atlantide era ricca di acque. E infatti il linguista sardo di fama mondiale Salvatore Dedola (un supergenio che dovrete assolutamente studiare a fondo, assieme a Bartolomeo Porcheddu, altro studioso straordinario) mostra che Sassari, Thatari (nome sardo di Sassari) e Serramanna, per fare solo un esempio, significano “Ricca di Acque”. La toponimia e l’onomastica confermano il mito platonico. Sarà necessario aprire degli studi settoriali per apportare nuove informazioni a quelle per ora raccolte e dimostrate, ed è necessario che vengano fatte da professionisti del settore.

STRANEZZE SARDO CORSO ATLANTIDEE

In merito alla zona Gadirica, è possibile che fosse il nome non di Gadir (Cadice), bensì di una omonima zona geografica del blocco sardo-corso, ora sommerso. Perché avrebbe lo stesso nome di Gadir? Per lo stesso motivo per il quale Teulada in Sardegna ha l’equivalente Teulada in Spagna; Pula ha una Pula in Dalmazia; Aritzo in Sardegna corrisponde ad Aritzu in Spagna; Monastir in Sardegna corrisponde a Monastir in Tunisia, Alguier (Alghero) corrisponde ad Algeri in Algeria, la frazione Su Vaticanu di Santadi corrispone al Vaticano a Roma, Pompu in Sardegna corrisponde a Pompei, Bari corrisponde a Bari Sardo, e potrei continuare ancora, ma rischierei di annoiarvi. Per questo, Gadir della Gadirica, nel blocco geologico sardo-corso avrebbe corrispondenza con Gadir (ossia Cadice).

Entdeckung einer unbekannten und versteckten versunkenen Stadt und Zivilisation durch den Schriftsteller und Philosophen Luigi Usai. Wir wissen noch nicht, was für Leute das sind.
Che sia la prima Atene sommersa con Atlantide intorno al 9600 a.C.?

 

MISURAZIONI PLATONICHE

Prendendo la diagonale maggiore che seca il blocco sardo-corso-atlantideo, si ottiene che misura 555 Kilometri circa; questa misura appare, calcolata in stadi, nelle misure fornite da Crizia per descrivere l’isola. Se si esclude “la fascia dei monti che cadono direttamente sul mare” (ossia i monti ora presenti in Corsica e il lato destro della Sardegna come il Gennargentu), misurando il perimetro di forma rettangolare del territorio rimanente attualmente semisommerso, esso è maggiore di 10.000 stadi esattamente come affermato da Platone. E’ possibile quindi che la Comunità Scientifica proceda alle misurazioni indipendenti per verificare la veridicità di queste affermazioni.

 

IL TIMEO NON PARLA SOLO DI ASTRONOMIA, MA ANCHE DI GEOLOGIA

Riassumendo per chiarezza: i sacerdoti della città di Sais in Egitto stavano cercando, a modo loro, di spiegare a Solone un evento geologico di sommersione del blocco geologico sardo-corso al centro del Mediterraneo, mare che nel 9600 a.C. era chiamato Oceano Atlantico o Mare Atlantico (prendeva il nome dall’isola di Atlantide, la più grande tra tutte prima che finisse semisommersa). Atlantide era quindi anche più grande della Sicilia, che adesso, dopo il suo affondamento, risulta essere l’isola più grande, e non la Sardegna.

Dunque il periodo dell’affondamento sarebbe intorno, approssimativamente, al 9600 a.C., diversamente dall’ipotesi dell’Atlantide sardo nuragica, che è palesemente errata anche per i motivi   elencati in altre sedi dagli archeologi sardi.

Le analisi stratigrafiche devono scendere nel terreno fino a trovare i resti di 11.600 anni fa circa, per poter trovare i resti della “capitale” di Atlantide o della sua popolazione, ed è anche chiarissimo il motivo per il quale non si trovano corpi dei deceduti atlantidei negli strati del nuragico.

 

COLONNE D’ERCOLE NEL CANALE DI SICILIA: NUOVI RITROVAMENTI ARCHEOLOGICI

Frau (2002), che ringrazio di cuore per i suoi contributi straordinari alla disciplina, pone le Colonne d’Ercole tra Sicilia e Tunisia. In effetti, esiste la possibilità che queste siano state ritrovate. Infatti, la Comunità Scientifica di tutto il mondo è in fase di analisi della recentissima scoperta di quelle che appaiono come strutture di natura antropica collocate proprio nel Canale di Sicilia, ritrovate tramite analisi batimetriche del Sistema Emodnet dell’Unione Europea, in Birsa Bank e El Haouaria Bank, esattamente tra Sicilia e Tunisia, ed a breve distanza da Pantelleria. E’ stato fatto un secondo ritrovamento anomalo dal punto di vista batimetrico, di una struttura dall’apparente forma rettangolare nella piattaforma carbonatica continentale Sicilia-Malta, fiancheggiata dalla Scarpata Continentale Sicilia Malta (Sicily-Malta Escarpment per i geologi).

 

Birsa Bank found by Luigi Usai
Birsa Bank: strutture apparentemente archeologiche sommerse ritrovate da Luigi Usai tramite batimetrie Emodnet.

 

Strutture sottomarine rilevate batimetricamente a Birsa Bank da Luigi Usai.

 

Le Colonne d'Ercole, sommerse nella montagna sottomarina di Birsa Bank nel Canale di Sicilia
Le Colonne d’Ercole? Strutture sommerse nella montagna sottomarina di Birsa Bank nel Canale di Sicilia, ritrovate dal Dr. Luigi Usai.

Il mondo scientifico non si è ancora espresso in merito; non è noto nemmeno se si stiano facendo studi a riguardo. Sono stati usati 5 sistemi batimetrici informatizzati e indipendenti, programmati e gestiti in modo autonomo, i quali hanno restituito gli stessi risultati, il che lascia supporre che queste strutture esistano realmente sui fondali. Il costo di una spedizione, però, è proibitivo per un singolo individuo, e occorrerà attendere l’intervento di soggetti terzi.

 

IL FANGO INTORNO ALL’ISOLA DI ATLANTIDE

Per quale motivo poi tutto intorno all’isola sardo corsa sommersa era tutto pieno di fango che impediva la navigazione? Perché le correnti marine, dopo l’affondamento del blocco geologico sardo corso, hanno cominciato a strappare via strati di terreno che emergeva dalla superficie come fa ora la Sardegna, venendo a creare nei millenni quella che oggi i geologi chiamano “piattaforma continentale” sardo-corsa. Man mano che le correnti marine “lavavano” via strati di terreno, distruggendo tutti i centri abitati e le strutture che erano state realizzate prima del 9600 a.C. sulle fasce costiere sardo-corse, l’acqua veniva intorbidita da materiali fangosi, e questo è chiaro e ovvio al pensiero ed alla riflessione.

 

GENETICA

Ad Atlantide “vivevano i vecchi più vecchi”, e tutti sappiamo dei centenari sardo corsi, al punto che il codice genetico sardo non solo è stato ed è studiato in tutto il mondo, ma è stato persino rubato (vedasi il furto di 25000 provette con 17 indagati, in seguito al furto delle provette di DNA dei sardi avvenuto secondo la stampa presso il Parco Genos di Perdasdefogu nell’agosto 2016). Che il blocco sardo-corso sia antico per gli antichi è ovvio agli studiosi colti: basta citare il ritrovamento di un frammento di carapace di Arthropleura armata del Carbonifero di Iglesias (Museo PAS – E.A. Martel di Carbonia), ma chi fosse interessato può informarsi presso un paleontologo, uno su tutti lo straordinario Daniel Zoboli. E’ quindi ovvio che gli egizi eruditi riuscissero, da molti dettagli, a capire l’antichità del blocco sardo-corso, da loro chiamato Atlantide.

 

PROVE ARCHEOLOGICHE

Il Tempio di Horus a Edfu, in Egitto: reinterpretazione dei testi basandosi sul paradigma sardo-corso-atlantideo

In Egitto, nella città di Edfu, esiste un tempio interamente coperto di geroglifici. Esistono varie traduzioni, difficili da realizzare anche a causa del contenuto: si narra infatti nella maggioranza di questi testi dell’origine della civiltà, dell’origine del mondo.

Il paradigma sardo-corso-atlantideo aiuta nella decifrazione di questi testi, contribuendo a fare chiarezza sul significato di buona parte di essi; per capire meglio, però, è necessario fornire al lettore alcune informazioni di base che permetteranno poi di capire quasi tutto il testo.

Nel Tempio di Edfu, il Mar Mediterraneo è chiamato “Il Lago Eterno”, “The Eternal Lake” oppure “Le acque primordiali”. Nel Lago Eterno c’era un Isola che giaceva nelle acque primordiali, ossia il blocco sardocorso quando questo era un’unica terra emersa, oltre 11600 anni fa, durante il Pleistocene. Questa stessa isola è chiamata da Platone, nei dialoghi intitolati Timeo e Crizia, col nome di Atlantide. Il racconto storico è lo stesso, ma vengono usati alcuni termini differenti per descrivere le stesse cose. Combinando i testi del Timeo e del Crizia alle informazioni scolpite nel Tempio di Edfu, è possibile ricavare ulteriori informazioni utili alla comprensione del passato preistorico dell’isola sardo-corso-atlantidea ed alle sue relazioni con il mondo egizio antico.

I testi di Edfu sono visualizzabili a questo indirizzo:
https://books.google.it/books?id=7sdRAQAAIAAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q=%22the%20island%20of%20creation%22&f=false

Siccome non conoscevo questi testi, lentamente comincerò a tentare di renderli traducibili appoggiandomi a tutte le informazioni che ci sono state fornite dai testi platonici e dalle nuove scoperte scientifiche di varia natura: archeologica, genetica, geografica, linguistica etc.
Per l’analisi della scrittura geroglifica, farò uso del typewriter disponibile online qui:
https://discoveringegypt.com/egyptian-hieroglyphic-writing/hieroglyphic-typewriter/

Cercherò di riscrivere i testi di Edfu provando a renderli più chiari per un cittadino contemporaneo, sostituendo tutti i termini antichi con quelli moderni. Ad esempio, al posto di “Lago Eterno” scriverò “Mar Mediterraneo”, al posto di “Isola dell’Uovo” scriverò “isola semisommersa sardo-corso-atlantidea”, e così via.

Il mondo primordiale degli Dei è un’isola (in geroglifico iw) coperta in parte da canne, che giaceva nel buio delle acque primordiali del Mediterraneo, occupata dagli abitanti mesolitici il cui DNA è stato analizzato in due individui su tre del riparo sotto roccia di Su Carroppu, nell’attuale Sardegna.

Questa popolazione era considerata divina, non è ancora chiaro il motivo. Forse perché erano culturalmente molto più avanti del resto della popolazione mondiale. Probabilmente conoscevano già un po’ di metallurgia nel mesolitico (devo ancora dimostrarlo) e questo era percepito dagli altri popoli come una caratteristica divina. Infatti, Nekhbet e altre divinità presentano nelle zampe il simbolo della metallurgia, che a mio avviso è anche il simbolo che gli Egizi usavano per indicare il Sulcis o la provenienza dal Sulcis minerario. Tra gli dei creatori, sembra che Ptah abbia un ruolo molto importante. Ora, al momento non è ancora chiaro se questo abbia a che fare con Poseidone. Allo stato attuale è ancora difficile da capire, sono costretto a studiare egittologia per tentare di capire i possibili collegamenti. Qualche informazione può essere ritrovata nella Pietra di Shabaka. I testi sulla creazione sono di tipo Heliopolitano o Hermopolitano, dalle rispettive città nei quali i testi sono stati trovati incisi sulle pareti. I primi faraoni egizi erano probabilmente abitanti del blocco sardocorso, ossia di quella che per gli Egizi era l’Isola Primordiale o Isola Uovo. Il sacerdote che parla a Solone in Timeo e Crizia, infatti, segnala che all’inizio i sardocorsoatlantidei avevano tentato arrogantemente di invadere tutto il Mediterraneo. Gobekli Tepe potrebbe essere una colonia sardocorso atlantidea prima della sommersione. La sommersione parziale dell’isola e la morte di milioni di abitanti, e la distruzione di molte città e opere d’arte deve essere stato un tremendo trauma per i coloni sardocorsi in Turchia. E infatti a Gobekli Tepe sono presenti incisioni che sembrano proprio segnalare la tremenda sventura accaduta intorno al 9600 a.C., quando l’isola venne parzialmente sommersa in modo devastante, “nel breve volgere di un giorno e una notte di terribili terremoti e diluvi”.

Il mito prosegue: prima è Atum, il dio che aleggia sulle acque; poi appare il colle a forma piramidale dal quale ebbe origine il sole, e Atum lo scalò. Atum era bisex; pianse, e le lacrime divennero uomini e donne. Figliò, e nacquero Geb, la terra, maschio e sdraiato, e Nut, donnae a lui avvinghiata. Atum li fece separare dall’aria, Shu.

Atum che aleggia sulle acque, viene poi ripreso dalla bibbia: “E lo spirito aleggiava sulle acque”, in Genesi, prima della creazione. Geb e Nut ebbero figli: Iside, Osiride, Seth e Nephtys.

Questo è il mito di Heliopolis.

La Creazione Egizia Hermopolitana invece prevede che il sole sia nato da un tumulo. E infatti, in giro per il mondo, vi è stata almeno una civiltà che ha realizzato una quantità spropositata di tumuli. Persino negli Stati Uniti. Ciò dovrebbe quantomeno fare riflettere. Ora, nel Sulcis esiste una struttura fatta a tal guisa, ma non so se sia soltanto una coincidenza.

 

 

 

 

GEOGRAFIA

Platone afferma che dall’Isola di Atlantide (che qui si dimostra essere il blocco sardo corso) era possibile andare nelle isole intorno ed in quello che è veramente continente. Ciò risulta perfettamente vero: dal blocco sardo-corso, quando esso era terra emersa, è possibile andare nelle isole intorno, ed esso si trova realmente al centro dell’Oceano Atlantico (il nome mesolitico del Mediterraneo).
Noi sardi a livello linguistico, fortunatamente, abbiamo conservato ancora questi modi di dire: “Deppu andai in Continenti” (devo andare in Continente), quando dobbiamo andare nello Stivale. Questa affermazione fa morire dal ridere chi sente noi sardi dirlo, ma fortunatamente ci aiuta a capire cosa intendesse Platone: a livello linguistico, quando il blocco sardo-corso era terra emersa noi sardi chiamavamo linguisticamente l’isola “continente”. Uscire dall’isola era “andare in continente, in un altro continente”. Dopo l’affondamento, questo uso linguistico è rimasto a livello di dialetti sardi, per cui noi diciamo che “andiamo in continente”, facendo meravigliare chi ci ascolta. Inoltre, i Sardi chiamano gli Italiani che abitano nello Stivale “I Continentali”, a conferma di quanto scritto da Platone e detto dal sommo sacerdote Egizio a Sais, in Egitto, a Solone. Gli Atlantologi (ossia gli studiosi di Atlantide) fino ad oggi hanno interpretato la parola “Continente” con la semantica in voga attualmente; hanno dimenticato che nel 9600 a.C. la parola “continente” poteva avere una semantica, pragmatica e semiotica differente da quella attuale. Quindi qualcuno afferma che l’America è un continente, e quindi l’America può essere Atlantide. A mio avviso queste interpretazioni mostrano il fianco a numerose critiche, ed appaiono molto banali ai miei occhi.

 

Atlantis exists, found by Dr. Luigi Usai
Atlantis exists, found by Dr. Luigi Usai

Insomma, tutte le affermazioni Platoniche, se inserite nel giusto contesto, sono razionali e spiegabili correttamente. Richiedono però una certa umiltà mentale, una certa “disposizione all’ascolto”. Siccome sono affermazioni forti, che hanno conseguenze, probabilmente necessitano qualche mese di riflessione e meditazione, prima di poter essere assimilate e digerite correttamente. Daltronde, sono 2600 anni (dal tempo di Solone) che nessuno ha capito cosa fosse l’isola di Atlantide, anzi, si è affermato quasi ovunque che Platone stesse esagerando. In merito alla sommersione/affondamento dell’isola sardo corso atlantidea, questo sarebbe un problema di natura geologica, dove io posso solo fare ipotesi. Ad esempio, ci possono essere almeno tre cause concomitanti: i Meltwater Pulses, in particolare il meltwater pulse 1b, studiato anche dai tecnici NASA. Inoltre, i movimenti di assestamento geologico dovuti a quello che gli esperti di geologia chiamano “slab roll-back“. Inoltre, è stato persino ipotizzato, ma tuttora in fase di verifica, che sotto il Sulcis passi proprio una faglia tettonica, la stessa che passa sotto Pompei ed Ercolano, arriva sotto il Sulcis e prosegue fino a Gibilterra. A possibile supporto della tesi che Atlantide sia l’isola sardo-corsa parzialmente sommersa e la sua piattaforma continentale attualmente sommersa, segnaliamo qui alcune prove scientifiche.  Il 28 febbraio 2017 è stato pubblicato uno studio sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature che presenta nuovi dati archeogenetici. Questi dati rafforzano l’evidenza archeologica della netta discontinuità culturale tra i primi abitanti dell’isola, risalenti a circa 11mila anni fa, e gli artefici del suo popolamento definitivo avvenuto circa 3000 anni più tardi, con l’arrivo dei primi coloni agricoltori-allevatori. Questa importante scoperta si basa sull’analisi del DNA estratto dai resti scheletrici di due individui sepolti nel riparo preistorico di Su Carroppu di Sirri a Carbonia. Al momento, questi resti rappresentano la prova più antica della presenza umana nell’isola. Ora, dal 9600 avanti Cristo ad oggi sono trascorsi circa 9600 + 2023 anni, ossia 11623. Le prove citate sopra sono appunto di 11000 anni fa. Si è condotto uno studio sulla netta discontinuità culturale tra i primi frequentatori dell’isola di Sardegna circa 11.000 anni fa e gli artefici del suo stabile e definitivo popolamento, avvenuto circa 3.000 anni più tardi con l’arrivo dei primi coloni agricoltori-allevatori. Lo studio si basa sull’analisi del DNA estratto da resti scheletrici di due individui sepolti nel riparo preistorico di Su Carroppu di Sirri a Carbonia, i quali rappresentano la più antica prova diretta della presenza umana nell’isola. Lo studio fa parte del progetto di ricerca finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna sulla storia del primo popolamento neolitico dell’isola. Le sequenze genetiche ottenute sono state confrontate con dati antichi e moderni e hanno rivelato una grande differenza nella variabilità genetica della popolazione attuale dell’isola rispetto ai primi uomini che l’hanno frequentata, con la maggior parte della variabilità genetica che sembra essere stata determinata dal flusso migratorio di popolazioni che hanno introdotto l’economia produttiva a partire dal più antico Neolitico. Le sequenze mesolitiche dei campioni di Su Carroppu appartengono ai gruppi denominati J2b1 e I3, che hanno frequenti molto basse o basse in Europa. La rilevanza della scoperta scientifica stimola l’intensificazione delle ricerche nel sito chiave di Su Carroppu, già indagato tra gli anni 1960-1970 e attualmente oggetto di scavi sistematici diretti dall’Università di Cagliari. Buona ricerca a tutti Voi. Se qualcuno fosse interessato, la teoria di Atlantide come l’isola sardo-corsa e tutta la sua piattaforma continentale attualmente sommersa, riesce a spiegare anche altre cose in maniera molto intuitiva. Ad esempio, Greci e Romani pensarono probabilmente che la sommersione del blocco geologico sardo corso fosse stata una punizione degli dei per gli abitanti strafottenti, che “prepotentemente avevano tentato, d’un sol colpo, di invadere le terre al di qua delle Colonne D’Ercole (forse situate nell’attuale Birsa Bank, una montagna sottomarina apparentemente antropizzata al di sotto del Canale di Sicilia, dati verificati scientificamente tramite batimetrie Emodnet). Prima cercavo di chiarire la toponomastica. Ora possiamo tentare di chiarire l’onomastica: gli Dei punirono i sardo-corsi, chiamati dagli egizi “Atlantidei”, secondo quanto affermato nei testi platonici intorno al 9600 a.C., “schiacciando l’isola sardo-corsa sotto i piedi, ed essa affondò” (il virgolettato è la mia ipotesi). Ed ecco facilmente spiegato perché i Greci chiamarono la Sardegna Ichnusa (impronta di piede) e i Romani la chiamarono Sandalia (impronta di sandalo). Persino il nome ora è chiarissimo: erano Greci e Romani che irridevano la Sardegna, che era ciò che rimaneva della grandissima potenza sardo-corsa, che gli egizi chiamarono “Atlantide” nel racconto fatto a Solone, che lo disse a Dropide, che ne parlò a Crizia nonno, che ne parlo a Crizia nipote, che lo disse a Socrate nei dialoghi platonici di Timeo e Crizia. Se qualche lettore vuole sapere la storia originale del blocco geologico sardo corso, prima che esso affondasse intorno al 9600 a.C. circa, è obbligato a leggere Timeo e Crizia, due testi scritti dal greco Platone. Tutto il resto dei testi pubblicati fino ad oggi non ha fatto altro che aggiungere entropia, caos, confusione, nella storia del blocco sardo-corso, in quanto personaggi come Cayce o Madame Blavatsky, dei ciarlatani di professione, usavano l’argomento Atlantide per fare soldi, pubblicando libri pieni di bugie e intrattenendo i curiosi, soprattutto dopo che videro che il libro di Ignatius Donnelly intitolato ATLANTIS: THE ANTEDILUVIAN WORLD, aveva avuto un’incredibile ritorno mediatico a livello mondiale. Il cinema e la televisione, poi, hanno introdotto una marea di stupidaggini sul tema di Atlantide, per cui quando si parla di questo argomento molti hanno in mente pezzi di film o cartoni animati o libri di fantasia che non hanno nulla a che vedere con ciò che ha affermato Platone. Quindi: il nome Ichnusa greco, e Sandalia latino, confermano la mia ipotesi sul fatto che gli antichi pensassero che gli dei hanno punito l’isola sardo-corsa schiacciandola sotto i piedi. Non esisteva ancora una scienza geologica come la intendiamo oggi.  Inoltre: la faglia tettonica di Wadati-Benioff che passa sotto Pompei ed Ercolano, e che le distrusse, è probabilmente la stessa che continua fin sotto il Sulcis nell’attuale Sardegna e prosegue ancora fino a raggiungere l’attuale Stretto di Gibilterra. Siccome questa faglia si attiva in tempi geologici, i cittadini che abitano nel Sulcis non sono coscienti dell’attività sismica. Quando questa rilascia la sua energia elastica, avvengono disastri spaventosi, come l’apertura dello Stretto di Gibilterra, la distruzione di città e luoghi come Pompei ed Ercolano, o la sommersione dell’isola Sardo-Corsa. Ma la sommersione probabilmente è dovuta anche ad una importantissima altra causa: l’assestamento geologico dell’isola sardo-corsa conseguente allo “slab roll-back” che, come rivelatoci dall’antico sacerdote egiziano, avvenne nel 9600 a.C. circa. Lo Slab Roll-Back, concomitantemente con il risveglio tettonico della faglia presente sotto il Sulcis ed attualmente sconosciuta alla geologia ufficiale che conosce invece una faglia più a sud che costeggia l’Africa, e forse a causa anche del succedersi di vari Meltwater Pulses post glaciazione Wurm, hanno causato la sommersione parziale dell’isola Sardo Corsa. Ora, fuori dall’acqua, restavano solamente le cime delle montagne, che ora noi crediamo siano isole separate, e che ormai la nostra civiltà conosce coi nomi di Sardegna e Corsica. Inoltre, tutta la toponomastica e l’onomastica presenti nel Sulcis lasciano un interrogativo: perché tutti questi luoghi sulcitani richiamano il racconto di Platone? Potremo allora riprendere in mano il testo platonico per tentare di capirne il motivo. Innanzitutto, se le Colonne d’Ercole si trovavano a Birsa Bank, e l’isola sardo-corsa e la sua piattaforma continentale attualmente sommersa è realmente Atlantide, questo significa che nel 9600 a.C. era uso chiamare l’attuale Mar Mediterraneo col nome di Mare Atlantico (ossia mare dell’isola di Atlantide) oppure Oceano Atlantico (Oceano dell’isola sardo-corsa attualmente sommersa, ossia Atlantide). Non ho ancora letto Frau (2002), per cui non so se alcune delle mie affermazioni le abbia già pubblicate lui, nel qual caso porgo delle scuse anticipate. Le mie sono solo riflessioni conseguenti ai ragionamenti fatti in questi ultimi due anni. Vi prego di segnalarmi eventuali mie mancanze o apparenti plagi, grazie anticipate. Se tutto ciò è vero, allora Poseidone forse era un uomo, e ovviamente non una divinità (perché, voi ne avete mai incontrata una di persona?), e quest’uomo si innamorò di una adolescente a cui erano morti i genitori, Clito. Il racconto platonico afferma che Poseidone circondò la collina con dei canali d’acqua. Ora, proprio il Sulcis (ma guarda che coincidenza! O forse non si tratta di una coincidenza?) è di natura vulcanica, per cui proprio al centro del Sulcis vi è una collina o montagna, se volete, non troppo alta, e ciò è visibile usando sistemi satellitari come Google Maps o Google Earth, che permette persino di inclinare la visuale premendo il tasto shift della tastiera dei computers. Ma questi luoghi sono davvero antichi come dice Platone o sono luoghi recentissimi? Facile verificare: proprio al centro del Sulcis, potete verificare che esistono le grotte preistoriche IS ZUDDAS, e nei pressi esiste ad ACQUACADDA (Poseidone vi mise due fonti, una d’acqua fredda ed una d’acqua calda, e la località si chiama Acquacadda… ma guarda che coincidenza incredibile! Certo che ne ho di fantasia!) e nella località di Acquacadda sono stati ritrovati reperti archeologici antichissimi. Ora un esperto potrebbe obiettare che i reperti, ad esempio, sono solo di 6000 anni fa. Appunto: un esperto dovrebbe cercare gli strati stratigrafici del 9600 a.C.: solo allora sarebbe possibile ricavare informazioni più dettagliate. Invece, attualmente, in questi luoghi vengono portate comitive di bambini a guardare. A mio avviso questo è pericoloso ma non sono specialista di stratigrafia, per cui non ho voce in capitolo. Sempre nel Sulcis, è stata ritrovata la Grotta Su Benatzu, che è un autentico tesoro archeologico, che potrebbe contribuire alla ricerca sul filone “cosa è accaduto nei millenni dopo l’affondamento dell’isola sardo-corso-atlantidea?” (Devo sviluppare questo argomento). Inoltre, a supporto della teoria dell’Atlantide Sardo-Corsa sommersa, esiste un’altro ritrovamento scientifico di archeologia marina: il ritrovamento di un carico di 39 lingotti di oricalco ad opera dello straordinario Sebastiano Tusa al largo delle coste di Gela, in Sicilia. Gli articoli di giornale ipotizzano che provenissero dalla Grecia o dall’Asia Minore, ma ora che abbiamo tutte queste informazioni sull’isola sommersa sardo-corsa, possiamo supporre che provenissero da quest’isola ora sommersa, che si trova a pochissima distanza, il che rende l’ipotesi molto plausibile. L’antichità del blocco geologico semi-sommerso sardo corso è nota alla scienza ufficiale, ed in particolare anche alla geologia, che è cosciente della cosiddetta “rotazione del blocco sardo-corso” iniziata circa 40 milioni di anni fa, dopo il distacco del blocco dall’attuale costa della Spagna e della Francia, e durata circa 15 milioni di anni (prendete le date con le pinze, non mi stupirebbe se in futuro si rivelassero errate). Questo è possibile saperlo, come afferma il noto geologo Mario Tozzi, perché sono state fatte tantissime ricerche in ambito paleomagnetico, che hanno mostrato come l’unico modo per spiegare l’orientamento geomagnetico delle strutture lapidee e geologiche sardo-corso è quello di riportare lo stesso a coincidere con le attuali coste ispanico-francesi. Inoltre, alla possibile sommersione può aver contribuito anche il fatto che la struttura geologica della Sardegna presenta vari tipi di Graben Horst, per cui anche questi accomodamenti di natura geologica possono aver contribuito a spostamenti tellurici importanti e significativi per il popolo di sardo-corso-atlantidei che ivi abitava. Ad esempio, la pianura del Campidano in Sardegna è un Graben Horst. L’antichità del blocco geologico sardo-corso è chiara ai geologi di tutto il mondo in quanto sono presenti persino “graptoliti”, alle quali la trasmissione Sapiens dello straordinario geologo Mario Tozzi ha dedicato dei video ( vedasi: “I Graptoliti di Goni a Sapiens”). Ora, se Atlantide è davvero il blocco sardo-corso sommerso, allora dobbiamo verificare nuovamente quanto ha affermato Platone. Atlantide ha dominato nel Mediterraneo anche sulla Libia e sulla Tirrenia, e su tantissime isole sparse sull’Oceano (ricordiamoci che abbiamo già mostrato che Oceano, nei testi del 9600 a.C. citati dagli Egizi, è il Mar Mediterraneo, e non l’attuale Oceano Atlantico). Ma se è vero che ha dominato, allora forse ci sono state anche influenze linguistiche? Ma certo, e le prove esistono già: molti studiosi si sono accorti delle somiglianze incredibili tra dialetti e lingue sarde e la lingua corsa, “il dialetto” (o dobbiamo dire la lingua?) siciliano (Dizionario minimo. Sardo Corso Siciliano. Corrispondenze nel Gallurese, di Emilio Aresu e altri), la lingua basca… ma a parte qualche studioso geniale, che è riuscito dopo una vita di studi a capire che ci sono ferree somiglianze, questi autori non sono diventati mainstream in quanto nessuno immaginava l’importanza enorme di questo tipo di lavori, che mostrano a tutti gli effetti che le lingue sardo-corso-atlantidee si sono diffuse in tutto il mediterraneo. E adesso, pensandoci bene, si può cominciare ad intuire che anche nello studio delle lingue vi è stata una inversione: si è creduto che il sardo somigliasse allo spagnolo e al portoghese perché siamo stati da loro “dominati” nella Storia recente, mentre probabilmente le lingue spagnole e portoghese, al rovescio, erano imposte dal dominio sardo-corso-atlantideo preistorico del quale, fino ad ora, non eravamo al corrente. La Nuova Sardegna ha dedicato un articolo in merito intitolato: «Quel filo che lega i sardi con i baschi» di Paolo Curreli  nel quale un linguista eccezionale e geniale si è accorto di questa eredità linguistica sardo corso atlantidea, e l’ha fatta notare al mondo con i suoi straordinari lavori (dall’articolo: “Centinaia di vocaboli simili nello studio di Elexpuru Arregi. Tante affinità linguistiche. Due paesi con i nomi uguali: Aritzo e Aritzu. Ma anche Uri e Aristanus. L’agrifoglio in sardo, galostiu, in basco è gorostoi”). Ma gli atlantidologi non possono arrivare a questi testi se nessuno ne mostra la correlazione col tema di Atlantide. C’è quindi ancora tantissimo lavoro da fare, e questo è solo l’inizio di una nuova era di studi. I popoli del blocco sardo corso hanno quindi influenzato nella preistoria l’evoluzione delle attuali lingue e dialetti e lingue minoritarie di parte del Mediterraneo e forse anche di altri luoghi. Ecco ora spiegato in maniera semplicissima e cristallina come mai il Sardo, il Corso, il Siciliano, il Basco, lo Spagnolo, il Portoghese, il dialetto Veronese (si vedano ad esempio tutti i nomi degli asparagi, dei vegetali etc che sono identici a quelli sardi) e chissà quali altre, si somiglino così tanto. Adesso che abbiamo queste informazioni, possiamo riprendere nuovamente i lavori straordinari del Professor Bartolomeo Porcheddu  e confrontarci con le Sue affermazioni, che ora risultano tutte perfettamente corrette e tutte non solo spiegabili, ma persino comprensibili ed ovvie alla ragione. Ciò che afferma il Professor Bartolomeo Porcheddu è giusto e corretto (ai miei occhi è ovvio, non c’è nemmeno bisogno di sottolinearlo, ma nelle interviste talvolta si ha l’impressione che le Sue tesi vengano considerate “fringe theories”, come fossero pseudo-scienza, mentre invece sono dimostrazione di genio e intuizione fuori dal comune). Esistono vari siti che mostrano come ormai già vari studiosi si stessero accorgendo delle somiglianze linguistiche tra lingue e dialetti del blocco geologico sardo-corso ed altre lingue e dialetti sparsi per il Mediterraneo in particolare, si veda anche questo articolo. Un altro articolo ancora che ne parla è questo. Insomma, ormai studiosi seri si stavano rendendo conto che c’erano informazioni di cui non eravamo al corrente, come se ci fosse davvero una Civiltà antica che mancava all’appello della Storia Antica, come afferma Graham Hancock: questa civiltà è quella che viveva nel blocco geologico sardo corso attualmente semisommerso, quando questo era un’isola e terra emersa: Graham Hancock quindi aveva ragione su questo punto. L’impatto di questa scoperta straordinaria crea uno sorta di shock nella mente dello studioso: infatti, ora si ha un senso di sfasamento, di sfiducia. Come è possibile che quasi nessuno si fosse mai accorto, se si escludono alcuni studiosi geniali che sono addirittura stati derisi per le loro affermazioni? Come è possibile che Platone non sia stato creduto? Persino lo stesso Aristotele non gli credette: “Colui che ha sognato Atlantide l’ha anche fatta scomparire”. In conclusione: l’anziano sacerdote egizio stava raccontando a Solone, nel 590 circa a.C., che i Greci sono un popolo giovane, in quanto i letterati ciclicamente morivano per le catastrofi che avvengono periodicamente nel pianeta, e quindi le loro opinioni sul passato erano come delle favole, perché non avevano fissato nel linguaggio scritto gli eventi storici. Gli egizi invece fissavano le informazioni su pietra, per cui avevano memorie di fatti incanutiti dal tempo. E non gli parla subito di Atlantide, gli parla della prima Atene, fondata nel 9600 circa a.C., ossia 1000 anni prima della città di Sais in Egitto. A quel tempo, i Greci compirono un’impresa più straordinaria tra tutte: riuscirono a liberare tutti i popoli del Mediterraneo dall’invasione di un popolo, che prepotentemente cercava di invadere tutto il mediterraneo fino ad Egitto, Israele e Grecia: ossia gli Atlantidei, che era il nome col quale il sacerdote egizio descrive gli abitanti dell’isola sardocorsa attualmente semisommersa sotto il Mediterraneo.

Esistono altre scoperte a supporto della tesi Atlantide Sardo Corsa, ma cercare il materiale richiede tempo e sacrificio. Farò il possibile per fornire il maggior numero di prove possibile a tutti Voi lettori, archeologi, giornalisti e scienziati. E’ importante che vengano esposte tutte le prove possibili per poterVi mostrare che non si tratta di semplici coincidenze. Una coincidenza sarebbe normale. Quattro pure. Ma quando portiamo a supporto oltre 40 coincidenze, allora forse non si tratta di coincidenze ma di potenziali prove.
Il Prof. Sergio Frau (2002) si è accorto che la “Sardegna è Atlantide“, mentre in realtà è un altopiano del blocco geologico sardo corso atlantideo, e ha quindi cercato di fare collimare l’Isola di Atlante con la Sardegna. Il problema è che la Sardegna è solo un sottoinsieme di Atlantide, quindi mancava tutta la piattaforma continentale sardocorsa, che attualmente è sommersa come dice il racconto platonico di Timeo e Crizia, e mancava all’appello la zona montuosa a nord dell’isola di Atlantide, la cui parte emersa è oggi chiamata “Corsica”. Inoltre, la Corsica è stata ceduta alla Francia complicando terribilmente ancora di più la ricerca: infatti gli esseri umani mentalmente, vedendo che una parte è italiana e una francese, istintivamente pensano che si tratti di due realtà differenti, mentre invece sono la stessa isola sommersa, come geologi di fama mondiale mi hanno già confermato di sapere. Ma i geologi chiamano questa isola sommersa millenni fa col nome di “blocco geologico sardo corso”, mentre il sacerdote egizio che ha narrato a Solone non poteva usare i termini “sardegna” e “corsica” che ancora non esistevano. Quindi gli archeologi, usando il metodo scientifico, hanno verificato le affermazioni di Frau, e si sono accorti che scientificamente i conti non tornavano, e hanno ragione. In realtà, avevano ragione sia Frau sia gli archeologi: Frau aveva ragione, in quanto la Sardegna è un sottoinsieme dell’Isola sardo corso atlantidea. Gli archeologi avevano ragione, in quanto la Sardegna è troppo piccola di dimensioni per essere Atlantide. Inoltre, la datazione data del nuragico purtroppo non era corretta, quindi giustamente veniva fatto osservare dai nostri scienziati. Ciò che lascia perplessi, magari, è il fatto che Atlantide è un’Isola sommersa, per cui: perché non sono mai state fatte vedere le batimetrie sommerse durante centinaia di incontri? Perché non si sono convocati degli esperti di batimetria? Questo probabilmente resterà un mistero per i prossimi anni a venire.  Mi farebbe piacere se ora gli archeologi  si esprimessero per correggere eventuali errori da me commessi nell’esprimere le mie idee. Voglio col presente messaggio sottolineare la mia profonda stima per tutti gli studiosi, archeologi, geologi, ricercatori, giornalisti come Sergio Frau e Graham Hancock, che hanno contribuito alla ricerca mondiale della verità. Avete tutti la mia lode ed il mio rispetto. Grazie per il lavoro che avete fatto e che ancora fate. La ricerca scientifica mondiale può progredire soltanto se ogni singolo cittadino può dare il suo contributo, anche quando dice stupidaggini: perché tanto un errore nella ricerca non uccide nessuno, basta che la ricerca poi prosegua. E l’importante è che la smettiamo di sbranarci tra scienziati e ricercatori: il nostro scopo può essere la serena ricerca della verità, con sereno dialogo. Non è grave se un cittadino traduce male il testo originale greco. “Non dobbiamo picchiarlo, per questo”: cerchiamo di porre al centro il dialogo, la discussione, e smettiamola di farci la guerra tra fazioni di pensiero. “Non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita affinché tu possa dirlo” (frase non di Voltaire, ma di Evelyn Beatrice Hall). Attendo la risposta dei ricercatori alle mie affermazioni sull’Atlantide Sardo Corsa attualmente semisommersa.

Se volete capire davvero Atlantide: studiare la geologia del blocco sardo corso sommerso. Studiare gli elefanti nani sardi ritrovati in Sardegna, chiamati Mammuthus Lamarmorae. Quando Platone scrive che “era presente la specie degli elefanti” sta parlando di questo animale, non degli elefanti indiani. Per capire atlantide è necessario conoscere la toponomastica del Sulcis: “Poseidone vi mise due sorgenti, una d’acqua fredda ed una d’acqua calda”. I sardo corso atlantidei infatti hanno chiamato i paesi del Sulcis coi seguenti nomi: Acquafredda (scomparso in età medioevale, ma è rimasto a Siliqua un Castello d’Acquafredda), Acquacadda, S’acqua callenti de Susu, S’acqua callenti de Baxiu, Piscinas (forse a seguito della sommersione del blocco geologico sardocorso), la fonte di Zinnigas esiste ancora, Is Sais Superiore ed Is Sais inferiore (che probabilmente hanno dato il nome alla città di Sais in Egitto dove hanno raccontato di Atlantide a Solone). Il DNA Atlantideo è stato già trovato e studiato dal Professor Carlo Lugliè, che ha già stabilito SCIENTIFICAMENTE che questa popolazione ha un dna diverso da quello dei neolitici che hanno popolato la sardegna 3000 tremila anni più tardi. Certo! Se c’è stata una catastrofe con l’affondamento del blocco geologico sardo corso, è ovvio che siano morti e in seguito sia venuta una popolazione con dna diverso. Nel Sulcis Poseidone amava le grotte, evidentemente. Vi erano le grotte di IS Zuddas e Acquacadda (ecco che torna il tema dell’acqua calda e fredda e quindi delle fonti). Ma quando si spostava a nord, probabilmente, andava nelle grotte di Alghero, che ancora i Romani conoscevano come Grotte di Nettuno. Ma Nettuno è il nome latino di Poseidone! Quindi le grotte di Nettuno sono la località di trasferta di questo antico sovrano quando andava al nord, probabilmente dai figli in visita. Fino ad oggi, si pensava che Poseidone/Nettuno fosse un mito/leggenda, invece era un sovrano antichissimo, poi deificato. Questo fatto si chiama “EVEMERISMO”. Suggerisco a tutti i lettori che diate un’occhiata, per imparare nuove cose. Se ciò che affermo è vero, posso dimostrarlo in qualche modo? Se una persona è intelligente lo può dedurre nel seguente modo. I Mammuthus Lamarmorae sono stati per ora trovati almeno in 3 località: Funtanammari a Gonnesa, ad Alghero dove c’è la grotta di Nettuno, e se non erro nel Sinis. Ad Alghero abbiamo appena detto che ci sono le Grotte di Nettuno, quindi Poseidone ci andava, e vi hanno trovato il mammuth sardo nano. Se analizzate la toponomastica di Gonnesa, hanno trovato un altro Mammuth nano della specie degli elefanti a Funtanamari, che significa “Fontana al mare”. Ma la fontana è una fonte d’acqua! Ecco il tema dell’Isola ricca di fonti d’acqua. Ora, il sacerdote egizio ha detto a Solone, intorno al 590 a.C., un sacco di cose, ma gli archeologi non possono arrivare a pretendere che il sacerdote gli insegnasse anche la lingua ed i vari dialetti sardocorsoatlantidei. Tutte quelle che elenco non sono coincidenze: Atlantide è davvero il blocco sardo corso attualmente semisommerso. Probabilmente gli studiosi, ora, fingendo di credere alle cose che io dico, cominceranno ad accorgersi a poco a poco che ho ragione e che non sto mentendo.
Se Atlantide è davvero il blocco semisommerso sardocorso, allora bisognerà riscrivere daccapo alcune parti della preistoria e della Storia. Questo lavoro lo lascio a Voi. Io non ne sono capace. Per me è già stato uno sforzo sovraumano riuscire a rimettere ordine in mezzo a tutto questo casino. Non mi interessa la fama. Il Professor Ugas a mio avviso ci è andato vicino parlando della costa atlantica dell’Africa, ma secondo me per capirlo meglio potrebbe riapprofondire il testo di Marco Ciardi, quando parla di Bailly (Ciardi M., Atlantide Una controversia scientifica da Colombo a Darwin, Carocci editore, Roma, 1° edizione, novembre 2002, p.92-97): in pratica una parte della colonia atlantidea colonizzò l’area indicata dal Prof. Ugas, mentre Poseidone divenne il sovrano dell’isola sardocorsa ora sommersa. Attenzione! E’ importante notare che la piattaforma continentale sardo corsa attualmente sommersa, è di dimensioni immense! Quella era parte integrante dell’isola. 11.000 anni di erosione delle correnti marine hanno generato il fango che circondava l’isola nel racconto platonico, e tale fango, depositandosi, ha pulito le acque dell’attuale Sardegna rendendole cristalline. Inoltre, esiste un piccolissimo deserto nel Sulcis. Questo deserto, con grandissima probabilità, è artificiale. Serviranno ulteriori studi per dimostrarlo, ora non sono in grado di fornirVi altre prove.
Spero che questi miei post siano interessanti. Se non lo sono, cancello tutto e lascio perdere. Spero che tra centinaia di persone, ve ne siano almeno una o due che capiscano l’importanza di ciò che sto facendo.
Chiedo scusa se ho momenti di rabbia: sono furioso per il fatto che il mondo scientifico continua ad insistere a raccontare balle agli uditori. Non è giusto che proprio gli scienziati e studiosi diffondano balle. E’ ingiusto. E’ ingiusto che non si sia chiamato un esperto di batimetrie della Sardegna/Corsica. E’ ingiusto che non si sia chiamato il Prof. Carlo Lugliè per interrogarlo sulla veridicità di quanto da me affermato. E’ ingiusto che nessuno abbia NEMMENO NOMINATO il Mammuthus Lamarmorae della specie degli elefanti. Se non l’avete mai visto andate al museo di Iglesias. Ma la prossima volta, per favore, parlatene.
Per me è un dovere morale rendere pubbliche queste informazioni.
Sono almeno 2600 anni che nessuno ha capito che il Timeo non è solo un testo di Astronomia, ma anche di Geologia, visto che tratta l’affondamento geologico del blocco sardocorsoatlantideo.

Per gli archeologi: sta avvenendo un cambio di paradigma, come spiegato nel libro di Thomas Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, come mutano le idee della scienza, Einaudi, Torino, 1969: l’ho chiamato “Il paradigma sardo corso atlantideo”. Prima tutti credevano che le orbite fossero circolari, seguendo Aristotele come Voi seguite Lilliu (in stile “Ipse Dixit”, “Lilliu dixit”). Poi si accorsero, dopo una infinità di prove su prove, che le orbite sono ellitiche. Poi avvenne un altro cambio di paradigma: la Bibbia diceva che la terra era al centro dell’Universo, e Copernico disse che nel fuoco dell’orbita ellittica era il Sole. Galileo confermò, e gli mostrarono gli strumenti della tortura, che spero Voi non mi mostriate. Bruno però fu arso vivo, poveretto. Ora Vi chiedo: concedetemi il beneficio del dubbio e fate delle controverifiche sulle mie asserzioni, per cortesia. Forse ci metterete molto, ma capirete che siamo nuovamente di fronte a qualcosa di straordinario: un nuovo cambio di paradigma. L’isola di Atlantide è il nome egizio per il blocco geologico sardo-corso attualmente semisommerso, i cui due altopiani che emergono fuori dall’acqua oggi sono noti coi nomi di Sardegna e Corsica. Il Prof. Carlo Lugliè può aiutarVi, spiegandoVi che la popolazione atlantidea originaria, intorno a 11.000 anni fa, aveva un dna differente dai neolitici che popolarono 3000 anni dopo la catastrofe, e viveva soprattutto procacciandosi risorse marine, e per questo motivo, gli insediamenti atlantidei erano dislocati prevalentemente sulle coste. E’ per questo motivo che la civiltà è stata quasi in toto spazzata via: perché abitavano le coste e queste sono state sommerse “nel breve volgere di un giorno e una notte di terribili terremoti e diluvi”. Oggi la scienza chiama le paleocoste atlantidee col nome di “piattaforma continentale sardo-corsa”. Inoltre, ci sono stati ben 11.000 anni di correnti marine che hanno eroso e distrutto le strutture costiere. Forse è impossibile ritrovare ancora dei resti di questa civiltà. Inoltre, Il Governo Andreotti ha concesso agli Stati Uniti di mettere una base di sommergibili nucleari a La Maddalena, per cui gli Americani hanno avuto almeno mezzo secolo per fare le loro scorribande coi sottomarini nelle nostre acque, prima che le Soprintendenze si svegliassero e capissero cosa stesse succedendo. E siccome gli Americani sono furbi, hanno messo una “base militare” proprio a Teulada, nel Sulcis. Ma guarda, che coincidenza… Fantarcheologia? Care soprintendenze, dove si trovano i Vostri sottomarini per l’esplorazione costiera? Dove sono le Vostre migliaia di relazioni sui fondali marini sardocorsi? Dove sono le batimetrie 3D dei fondali? O forse non le ha fatte nessuno? E dove sono le lettere ai Ministri, per chiedere di ottenere queste cose? Per ottenere i finanziamenti spiegandone l’importanza immensa per la Storia della Civiltà Umana? Se Atlantide sardo corsa è affondata intorno al 9600 a.C., perché state sprecando fiato ed energia a cercare Atlantide negli strati nuragici? Una volta che si prenda per buona l’esistenza di Atlantide con capitale Sulcis, si ha idea precisa di dove cercare le strutture descritte da Platone. https://www.atlantisfound.it/wp-content/uploads/2023/02/Capitale-di-Atlantide-Luigi-Usai-17-febbraio-2023-pulita.png Il Prof. Ugas può confermarVi che le dimensioni collimano alla perfezione con quanto affermato da Platone, anche la distanza della capitale dal mare, circa 8.8 chilometri. Magari il problema è che le strutture potrebbero trovarsi anche a 100 metri sotto terra, perché ad una prima riflessione sembra che siano state sommerse da montagne di terra (questo è da verificare, ma ad occhio è comprensibile). Salvatore Dedola è un genio: si è accorto dell’incredibile sovrapposizione tra nomi sardi e babilonesi, sumeri ed accadici. “C’era una cenosi linguistica paleo-neolitica”. E’ tutto giusto! La cenosi linguistica era causata dal popolo Atlantideo delle coste sardocorse, ossia gli stessi abitanti il cui DNA è già stato analizzato in due individui su tre del riparo sottoroccia de Su Carroppu. I sardocorsoatlantidei migravano per il Mediterraneo. E queste migrazioni spiegherebbero la civiltà Cretese che adorava il toro, che aveva la Labrys, spiegherebbe la cultura molto evoluta e l’incisione del tridente di Poseidone trovata sul Palazzo di Cnosso; e spiegherebbe perché i lingotti sardi si trovino a Creta, a Cipro, e perché a Cipro vi sia Akrotiri e ve ne sia una seconda Akrotiri a Santorini, dove viveva una civiltà evoluta che aveva persino i gabinetti e le tubature… Spiegherebbe perché sul Monte Carmelo hanno trovato strutture poi di epoca nuragica. Spiegherebbe perché sono affondate anche Atlit-Yam, Pavlopetri, Herakleion/Thonis, Baia e chissà quante altre che non avete ancora nemmeno trovato… E spiegherebbe anche perché Atlit-Yam aveva quel nome, visto che forse Atlantide era l’isola madre da cui erano migrati…Siccome ad Atlantide esistevano le leggi (la colonna di oricalco con incise le leggi, sulla sommità della quale versavano il sangue di toro? Suona famigliare?), non c’è da stupirsi che poi i discendenti realizzarono il Codice di Hammurabi, forti delle conoscenze giuridiche sviluppate nei millenni precedenti sul blocco geologico sardocorsoatlantideo. Concedetemi ancora per un attimo il beneficio del dubbio. I Romani cercarono la Damnatio Memoriae per Atlantide. Li sottomisero, espoliarono forse le Grotte di Nettuno dal poco materiale che forse era ancora rimasto, ma le continuarono a chiamare col loro nome. Insomma, conoscevano Poseidone/Nettuno, per loro era ancora un personaggio storico. A questo punto non mi stupirebbe se i nomi legati ad Atlantide fossero stati vietati, e magari Atlas è diventato Antas, il che potrebbe chiarire il toponimo S’Antadi. Su questo non ho potuto fare ricerche e non ne sono assolutamente capace. e S’Antadi appare anche in Sant’Antonio di Santadi (ma guarda che incredibile coincidenza? Anche qui gli Americani hanno messo una base militare… ma che strana coincidenza… e poi a Perdas de Fogu c’è un’altra base militare, proprio dove hanno rubato il DNA degli abitanti… ma che strana coincidenza…ma certo che ne ho di fantasia, eh? Che ne dite?) Alla base militare dei Sommergibili di La Maddalena, gli americani portarono, udite udite… delle talpe per creare tunnel tra le più grandi al mondo allora esistenti. Perché? Perché a La Maddalena e dintorni gli americani erano interessati a scavare degli immensi tunnel? Cosa stavano cercando sotto terra? Avevano visto qualche tipo di metallo tramite satellite (si può fare)? Capisco se portano un missile, se portano altri materiali utili a scopi militari, ma le talpe per scavare tunnel? Forse può essere interessante analizzare dove sono collocate le basi militari per estrarne altre informazioni utili. Sommergibili nucleari per il Mediterraneo? Proprio a metà strada tra Sardegna e Corsica? Ci furono incidenti, e i giornali riportarono di una volta che il sottomarino era proprio a Teulada.

Atlantis exists, found by Dr. Luigi Usai

Da approfondire:

  • il nome atlantideo Gadiro, tradotto in greco con Eumelo (che ricorda Emilio);
  • le relazioni tra Karnak e Carnac;
  • la zona Gadirica e l’esatta posizione delle Colonne: El Haouaria bank?
  • tutti i Gadiri dunque sono sardo-corso-atlantidei?: partendo da questa ipotesi, trovare tutti i Gadiro citati nella storia antica ufficiale (uno era cretese; uno era un poeta; uno vinse ai giochi olimpici gareggiando coi puledri portati al funerale di Patroclo; trovare gli altri);
  • La presenza di toponimi sardi che includono le divinità Sardo Corso Atlantide Iside e Horo (Oro): vedasi i toponimi con Isidoro –> esiste la possibilità che l’adorazione di Isidoro sia poi stata cristianizzata in Sant’Isidoro. Da notare la presenza della stessa toponimia a Tenerife, colonia sardocorso atlantidea.
  • Ulteriore approfondimento da fare, su “mitza” significato sardo –> significa sorgente, polla d’acqua, come nel mito platonico. Ha un significato simile in lingua ebraica, che è semitica come il sardo. Ho l’impressione che il popolo ebraico alla ricerca della terra promessa, non era altro che una porzione di popoli sardocorsi migrati in egitto alla ricerca di una terra che non affondasse, a differenza del blocco sardocorso che stava sprofondando. E questo sprofondamento, conosciuto solo in epoche remote, ogni x migliaia di anni, con gli affondamenti parziali, è lo stesso che citava Montezuma, affermando che dall’Oceano Atlantico (cioè il Mediterraneo prima del 9600 a.C.) vennero i suoi antenati, lasciando una terra perfetta che però stava affondando.
  • I cretesi erano migrazioni sardocorsoatlantidee –> Un’altra riflessione per gli archeologi: perché non ho mai sentito nessuno studioso fare accostamenti tra il Minotauro e Su Boe Erchitu e Su Boe Muliache? Perché nessuno ha mai fatto notare che il minotauro è una figura mitologica sardocorsa? Cercate le immagini di questi personaggi online e capirete che probabilmente il minotauro non è altro che un’antica credenza/leggenda sarda, riproposta a Creta. I Minoici erano migrazioni sardo-corso-atlantidee a Creta; come sapete, Evans ha scelto arbitrariamente la parola “minoici”. Esiste anche il Toro androcefalo o bronzetto di Nule, che non fa altro che confermare tutte queste affermazioni. Su Boe Erchitu è una creatura leggendaria della tradizione popolare sarda. Questa non deve essere confusa con Su Boe Muliache, altra creatura leggendaria sarda. Non sto dicendo di avere davvero ragione. Sto dicendo: perché non proviamo ad esplorare altre piste di pensiero? Perché non cerchiamo altri tipi di soluzioni ai problemi irrisolti? Spero che queste mie frasi vengano capite per ciò che sono: è ovvio che io non sia uno specialista; la mia proposta agli studiosi è quella di aprirsi ad esaminare possibilità che fino ad ora erano state escluse a priori. Invito nuovamente a riesaminare la toponomastica del Sulcis, perchè tutti quei nomi di paesi che riferiscono al mito platonico sono troppo strani: a Carbonia esiste una frazione chiamata “Acqua Callentis”; a Nuxis “S’acqua callenti de Basciu”, S’Acqua callenti de Susu; la cittadina medievale di Acquafredda scomparsa, che ha lasciato il castello d’Acquafredda; la fonte di Zinnigas; e son presenti collegamenti persino alla toponomastica Egizia: Heliopolis (città del sole) e nel Sulcis Terr’e Soli (terra del sole, Terresoli). Sais in Egitto e Is Sais Inferiore e Is Sais Superiore nel Sulcis. Insomma, secondo me questa toponomastica va seriamente presa in considerazione, da uno studioso che si rispetti. Posso anche capire che forse fino ad ora non se ne fosse accorto nessuno, ma ora che ho reso pubblica l’informazione, a mio avviso può valer la pena che qualche studioso cominci a battere questi nuovi sentieri inesplorati.
  • I giorni scorsi mi sono accorto che Cabras è un cognome, è un nome di un paese; è la località dove hanno trovato i Giganti di Mont’e Prama; e ho pensato: “Cabras in sardo significa capre”; questo nome può risalire addirittura al Paleolitico! Subito dopo ho pensato: “Chissà se esisteva un’antico paese chiamato Brebeis”, che in sardo significa “Pecora”. Ho pensato queste cose circa 2 giorni fa. Proprio ora, esaminando il Sulcis, mi sono accorto che esiste lo stagno Is Brebeis, Stagno Le Pecore, proprio nel Sulcis. Pazzesco: sembra che le mie teorie abbiano un riscontro nel mondo reale, tutto sembra ora avere un significato profondo e addirittura intuibile. Non avevo mai sentito parlare prima d’ora, di questo stagno Is Brebeis…

 

Se la teoria su Atlantide Sardo Corsa fosse vera e provata scientificamente, ci sarebbero molte conseguenze immediate dal punto di vista scientifico, storico, antropologico, culturale, linguistico, commerciale e filosofico. Ecco alcuni esempi:

  1. Scientifico: La scoperta di una civiltà così avanzata in un’isola così remota potrebbe stimolare nuove ricerche scientifiche per comprendere meglio questa civiltà e il suo impatto sul mondo antico. Potrebbero essere necessarie nuove campagne di scavo e di studio per esplorare le rovine sommerse e gli antichi manufatti.
  2. Storico: La scoperta di una civiltà così avanzata in un’isola così remota potrebbe cambiare il modo in cui vediamo la storia antica. Potrebbero essere necessarie nuove ricerche per comprendere meglio come questa civiltà si sia sviluppata e come abbia interagito con le altre culture del Mediterraneo.
  3. Antropologico: La scoperta di una civiltà così avanzata in un’isola così remota potrebbe fornire nuove informazioni sugli scambi culturali tra le diverse civiltà del Mediterraneo antico. Potrebbero essere necessarie nuove ricerche per comprendere meglio come queste culture interagissero tra loro e come influenzassero reciprocamente le loro tradizioni e i loro costumi.
  4. Culturale: La leggenda di Atlantide ha affascinato le persone per secoli e la scoperta della sua vera ubicazione potrebbe ispirare nuove opere d’arte e letteratura. Potrebbero essere create nuove storie, poesie, dipinti e sculture che rappresentano questa civiltà perduta.
  5. Linguistico: La scoperta di una civiltà così avanzata in un’isola così remota potrebbe fornire nuove informazioni sulla diffusione delle lingue nel Mediterraneo antico. Potrebbero essere necessarie nuove ricerche per comprendere meglio come queste lingue si siano diffuse tra le diverse culture del Mediterraneo.
  6. Commerciale: La scoperta di una civiltà così avanzata in un’isola così remota potrebbe suggerire l’esistenza di rotte commerciali sconosciute tra le diverse culture del Mediterraneo. Potrebbero essere necessarie nuove ricerche per comprendere meglio come queste rotte funzionassero e come influenzassero la diffusione delle idee e delle innovazioni.
  7. Filosofico: La leggenda di Atlantide è stata tramandata dai Greci antichi e la scoperta della sua vera ubicazione potrebbe fornire nuove prospettive sulla filosofia greca antica. Potrebbero essere necessarie nuove ricerche per comprendere meglio come i Greci antichi abbiano incorporato la leggenda di Atlantide nelle loro riflessioni filosofiche.

In generale, se la teoria su Atlantide Sardo Corsa fosse vera e provata scientificamente, avrebbe molte conseguenze immediate dal punto di vista scientifico, storico, antropologico, culturale, linguistico, commerciale e filosofico.

Colonie Sardo Corso Atlantidee prima della sommersione del blocco geologico sardocorso

Tra le colonie più note sardocorsoatlantidee prima della sommersione del blocco geologico sardo corso atlantideo, vi sono le strutture ritrovate in Turchia di Gobekli Tepe, Karan Tepe e altre affini in fase di analisi ancora oggi. Ricostruire queste informazioni è estremamente difficile, ma potremmo cercare di farlo, partendo ad esempio dalla simbologia. La struttura a cerchi concentrici ormai dovrebbe essere nota come un richiamo alla struttura del Sulcis, dove l’antico sovrano sardocorso Poseidone mise dimora insieme a Clito,  in una collina/montagnola nei pressi di Santadi e Sant’Anna Arresi. Gobekli Tepe e Karan Tepe presentano delle strutture atlantidee chiamate Taulas (tavole), a forma di T, che gli atlantidei avevano anche realizzato nell’isola di Minorca. La simbologia mesolitica sardo corso atlantidea è presente in Turchia nei vari Tepe fin’ora scavati, in quanto figurano il Toro sacro agli atlantidei, e l’avvoltoio. L’avvoltoio atlantideo, rappresentato in Turchia, verrà poi rappresentato presso il popolo egitto con la rappresentazione sacra di Mut e Nekhbet. In particolare, gli Egizi, per chiarire che stessero parlando dei sardocorsoatlantidei, misero tra gli artigli di Nekhbet il simbolo della Metallurgia del Sulcis, che mostriamo in immagine subito sotto:

Nekhbet col simbolo della Metallurgia sacra del Sulcis
Nekhbet col simbolo della Metallurgia sacra del Sulcis
Nekhbet col simbolo della Metallurgia sacra del Sulcis
Nekhbet col simbolo della Metallurgia sacra del Sulcis
Nekhbet col simbolo della Metallurgia sacra del Sulcis
Nekhbet col simbolo della Metallurgia sacra del Sulcis
Nekhbet col simbolo della Metallurgia sacra del Sulcis
Nekhbet col simbolo della Metallurgia sacra del Sulcis
Nekhbet col simbolo della Metallurgia sacra del Sulcis
Nekhbet col simbolo della Metallurgia sacra del Sulcis

I Sardo Corso Atlantidei realizzarono le strutture di Gobekli Tepe e Karan Tepe come dimostrazione del loro avanzamento tecnologico e delle loro abilità architettoniche, e ciò aveva un grande significato culturale per loro. Il loro comportamento non poteva passare inosservato, e mostrava alle altre popolazioni nuovi modi di vivere, nuovi comportamenti, nuove religioni. Era in corso uno scambio culturale tra civiltà e popolazioni differenti. Questo spiega anche perché le Taulas di Minorca siano presenti anche a Gobekli Tepe. Per chiarire tutte queste stranezze era necessario un cambio di paradigma, che chiameremo Paradigma Sardo Corso Atlantideo, che riesce a chiarire moltissimi aspetti fin’ora oscuri del passato archeologico e antropologico.

 

CRITICHE ALL’ATLANTIDE SARDO CORSA

 

SALVAGUARDIA DELLA SCOPERTA E PROTEZIONE DEI BENI CULTURALI

Vorrei sottolineare che ho fatto di tutto per rendere pubblici questi dati e divulgarli, ma ho trovato un muro di gomma sia dalle Soprintendenze, che non hanno mai risposto alle mie email né alle mie pec, sia dal Ministero dei Beni Culturali, che non ha mai risposto alle mie mail né alle mie pec, sia da vari docenti universitari e archeologi che ho contattato in privato. Mi è stato risposto che “La Comunità Scientifica propriamente detta non esiste”, oppure che “non divulgano scoperte di altri studiosi”. In pratica, se un cittadino qualunque fa una potenziale scoperta, non gli viene fornito alcun supporto per comunicarla al mondo scientifico. Si ha la pretesa che una persona senza esperienza, che non l’ha mai fatto prima, crei dal nulla un paper scientifico perfetto, con tutti i crismi, e lo consegni a non so chi per la pubblicazione e l’analisi della comunità scientifica. A mio avviso è una cosa vergognosa. Mi sarei aspettato di avere un aiuto nel tentativo prima di sistemare le mie affermazioni in maniera comprensibile, e poi nella divulgazione per l’analisi e la controverifica della veridicità di quanto affermato. Stesso atteggiamento da parte delle Case Editrici: avrebbero pubblicato il libro, ma solo dopo che gli scienziati avessero confermato le mie affermazioni.

Le Soprintendenze ed almeno un Ministero del Governo Italiano non hanno mai risposto alle mie pec (posta elettronica certificata con valore equipollente alle Raccomandate con Ricevuta di Ritorno) dove ho segnalato la scoperta entro 24 ore come da vigente normativa sul reperimento di Beni Archeologici o Culturali. Forse hanno pensato che si trattasse di uno scherzo.

Pertanto:

1) li diffido pubblicamente;

2) in base alla vigente normativa, ho il dovere legale e morale di proteggere e salvaguardare i ritrovamenti effettuati: ho reso la notizia pubblica per impedire che la scoperta ed i ritrovamenti vengano in questi anni rovinati (danneggiati, sabotati, rubati, esportati illegalmente, distrutti da persone incompetenti come personale edile inesperto che faccia manovre sul territorio etc.) a causa della cattiva gestione Statale sui ritrovamenti. Infatti per legge avrei l’obbligo del silenzio, per aver diritto alla percentuale economica sul ritrovamento. Ma in questo caso, la mia coscienza mi impone di rendere pubblica la notizia perché a mio avviso proprio i Responsabili dello Stato che dovrebbero proteggere la scoperta ed i ritrovamenti (beni culturali, tesori, opere d’arte, reperti, porti, villaggi, imbarcazioni etc.), attualmente la stanno mettendo in pericolo con la loro apparente indifferenza.

 

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In base alla vigente normativa, considerando l’animus derelinquendi nei confronti del corpus derelictionis, dichiaro Res Nullius e Res Derelicta il ritrovamento e/o gli oggetti in esso presenti, salvo diverse disposizioni normative che verranno valutate di volta in volta con le Autorità preposte.